Ci sono tradizioni antiche che rischiano di scomparire. Mestieri, un tempo comuni, che oggi tornano in vita grazie a persone che li riscoprono e si interessano.
Quella di oggi è una storia che parte da lontano, quando un tempo ogni montanaro aveva nella sua tasca un coltello, utile per qualsiasi evenienza. Quello frabosano era davvero speciale e unico e oggi ti racconto di come è stato riscoperto.
n centro a Frabosa Soprana, un comune alpino del cuneese, c’è un laboratorio, un piccolo mondo antico dove Chicco e Dodo, ovvero David Bottero e Alessandro Barabino, hanno ripreso in mano il vecchio mestiere dei produttori di coltelli frabosani.
Hanno aperto l’associazione di promozione sociale “Frabousan ki Taiou”, un nome che si ispira ai vecchi maestri coltellinai e al grido che facevano quando andavano a vendere i mercati al mercato di Mondovì.
Ho avuto il piacere di visitare questo bellissimo posto e di conoscere Chicco, figlio di un villeggiante genovese, il primo ad avere portato i jeans a Frabosa, che sosta per un periodo presso l’albergo Edelweiss, dove conosce la sua futura moglie, ovvero la figlia della titolare.
Chicco nasce e vive a Genova, ma quando i genitori vanno in pensione, tornano alle origini e la famiglia rientra a Frabosa. Con lui Dodo, originario del posto.
Oggi Chicco è istruttore didattico per l’Ente di gestione delle Alpi Marittime, e si occupa dei progetti di educazione ambientale per le scuole, oltre ad essere una guida naturalistica. Mentre Dodo è un impiegato.
Nel 1993, Chicco,intento ad aiutare un parente, nella ristrutturazione di una baita, trova un piccolo coltello. Un oggetto in ottimo stato che recupera e lo porta alla mamma, per chiedere notizie.
Da qui, inizia per lui e Dodo un viaggio, inizialmente per capire come mai questo tipo di coltelli fosse prodotto in paese, la storia, e come mai oggi non se ne parlava più.
Girando ancora per vecchie case dimenticate, nelle frazioni alpine del circondario, trovano altri coltelli. Scoprono che, proprio a Frabosa, esisteva in passato un laboratorio di coltelleria in centro paese.
Insieme provano a cercare la locazione di quel vecchio posto, ma occorre un po ‘di tempo per trovarlo.
Un giorno, per caso, riescono ad intravedere da una finestrella, un’incudine!
Capiscono subito di essere nel punto giusto!
Trovano la proprietaria e riescono ad entrare!
“E’ stato come entrare in una capsula del tempo ” mi dicono “Gli ultimi coltellinai avevano prodotto fino agli anni ‘60, per poi chiudere. Uno ha aperto l’alimentari del paese, mentre l’altro è diventato muratore. Hanno chiuso la porta lasciando tutto com’era!” concludono ricordando quel momento.
Tutti raccontavano che la manifattura dei coltelli era tradizione, ma si era persa e dimenticata in un laboratorio abbandonato.
Per i due amici inizia una sfida: la voglia di provare a ritornare a fare coltelli.
Ottengono dalla proprietaria l’autorizzazione a rimettere in funzione il laboratorio e di sistemarlo.
“Abbiamo subito provato a realizzare dei coltelli, ma nessuno di noi sapeva di metallurgia, di fabbricazione e all’inizio erano più i pasticci che le realizzazioni!” mi dice sorridendo Chicco.
Questa apertura però, smuove gli anziani del paese che, piano piano, iniziano a ricordare e cercano di aiutare i ragazzi ad imparare l’arte della manifattura dei coltelli.
Il vero coltello frabosano ha una lama di tre forme dritta, a roncola e a scimitarra.
A volte si intravede una zigrinatura, non comune in altri coltelli, un mistero svelato proprio da un anziano del posto, che spiega che le lame erano ricavate da lime esauste, che vedevano in questo modo una seconda vita.
Livellare una lima, affinchè diventasse una lama di coltello, pareva un’impresa impossibile.
Ecco che diventa necessario tornare alla ricerca di quella memoria antica conservata negli anziani del posto. Si scopre dell’esistenza di un fabbro, delle vallata che aveva il compito di fornire le lime già pronte per l’utilizzo.
Chicco e Dodo lo rintracciano e riescono a farsi insegnare a forgiare e a fare i trattamenti termici, alla vecchia maniera, la lavorazione delle lime e tutti i piccoli segreti utili per poter fare i coltelli frabosani. Questa memoria storica lascia un grande dono ai due amici, ma purtroppo, dopo alcuni mesi, lascia anche la vita terrena. I nuovi coltellinai sono gli ultimi a cui ha insegnato qualcosa!
Tra il ‘94 e il ‘95 , Dodo e Chicco iniziano finalmente a produrre i primi coltelli.
“Facevamo ancora tanti errori, ma ogni tanto qualche pezzo uscita bene!” mi dicono.
Nel 1995 però, la proprietaria del laboratorio, decide di vendere l’immobile.
Per i due ragazzi l’acquisto è impossibile.
Cosa succede allora?
Riescono a tenere tutto il materiale. Smontano il laboratorio, pezzo per pezzo, e lo mettono in una cantina dove resterà per 25 anni.
Doveva arrivare il posto giusto in paese, perché l’idea era quella di aprire un museo e di insegnare di nuovo l’arte perduta dei coltelli frabosani.
Nel 2015 arriva l’occasione di uno stabile del comune, e dopo alcuni lavori, finalmente nasce di nuovo il laboratorio dove sono presenti tutti i pezzi storici e dove Chicco e Dodo iniziano di nuovo a produrre. E nel 2017 apre le porte questo laboratorio visitabile, nel periodo estivo, ogni domenica. Per informazioni https://www.frabousan.it e.mail frabousan@libero.it
Ho visto questi ragazzi all’opera. Il vecchio mantice, dell’800, ha iniziato a sbuffare sopra alle lame pronte ad essere forgiate, l’incudine datata 1821, è messa in prima linea entrando in questo posto dove, con rispetto ed attenzione, è stato ricreato un mondo antico, un luogo di lavoro un tempo consuetudine.
Dietro il laboratorio un museo che racchiude tutto ciò che nel tempo è stato raccolto per documentare questo mestiere antico.
Il coltello frabosano è il classico coltello piemontese: manico in legno, fascetta in metallo, la particolarità di quello frabosano è la lama zigrinata e il manico in bosso, un legno che da noi non esiste che, i vecchi coltellinai, andavano a raccogliere in Liguria.
C’è stata una vera opera di ricerca, fatta con attenzione e rispetto, selezionando e restaurando ogni pezzo che questi ragazzi sono riusciti a recuperare.
Senza di loro un grande patrimonio sarebbe andato perso, come spesso succede per mestieri del passato, che nessuno si impegna a non far dimenticare.
Vedere qualcuno che è stato capace di non far morire un antico mestiere mi ha davvero affascinato, i racconti di Chicco e Dodo mi hanno portato indietro nel tempo e la loro preparazione sull’argomento, acquisita in anni di impegno, è davvero formidabile.
La ricerca continua ancora, perché questo è un viaggio nel passato, che si arricchisce sempre di più di particolari che devono essere raccolti ora, per non perdere chi ancora li può ricordare.
Mi sono chiesta se qualche giovane si fosse avvicinato a questo antico mestiere, per mantenerlo per sempre. Ho scoperto che alcuni ragazzi del posto, hanno imparato a farsi il proprio coltello, e questo è sicuramente un buon inizio!
Una visita in questo piccolo museo, vale la pena, per vedere come nasce un coltello, per aiutare Dodo e Chicco a continuare questa meravigliosa cosa e per passare un giorno diverso in Frabosa Sottana, bellissima cittadina, accogliente e ricca di storia.
Leave A Reply